LA CULLA DELLA CIVILTA’
LA CAPPADOCIA
La Cappadocia si trova su un altopiano nella regione dell’Anatolia centrale. È un luogo unico al mondo dove natura e storia si sono integrate dando origine ad un paesaggio surreale e fiabesco, ricco di cavità e grotte, costellato di piramidi di origine vulcanica, i famosi «camini delle fate», e di villaggi rupestri dai colori straordinari, che vanno dal rosso all’oro, dal verde al grigio. La valle di Göreme, con le sue formazioni rocciose dalla bellezza mistica, dal 1985 è inserita nella lista dei siti patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO. La conformazione geologica della Cappadocia è unica al mondo ed è il risultato del dispiegarsi di forze naturali nel corso di millenni. Altrettanto unico è il suo patrimonio storico e culturale. L'origine delle piramidi di Göreme è dovuta all'erosione di rocce vulcaniche che si sono formate in seguito alle eruzioni di due vulcani circa 8 milioni di anni fa. Alcune di queste piramidi sono state scavate e abitate fin dal IV secolo a.C., prima rifugio di anacoreti, in seguito di eremiti cristiani e poi di intere popolazioni. In epoca bizantina, l'intera regione si è trasformata in uno straordinario universo rupestre con ben 365 edifici come chiese, cappelle, monasteri, alcuni dei quali internamente decorati con affreschi policromi. La Cappadocia fu terreno fertile per la diffusione del Cristianesimo, che prese impulso dalla vivace comunità cristiana di Antiochia in Siria. Le chiese della Cappadocia subirono gli sfregi del periodo iconoclasta della storia bizantina (725-843), e molte pitture parietali furono danneggiate in seguito al divieto di rappresentare figure sacre. La posizione geografica, a cavallo fra l'Asia minore e la Mesopotamia, ha fatto per secoli della Cappadocia un crocevia di rotte commerciali, punto di passaggio della Via della Seta, oltre che l'oggetto di ripetute invasioni di popoli stranieri.
ARSLANTEPE MALATYA
Arslantepe, in turco “La collina dei leoni", si trova nella piana di Malatya, tra le montagne dell’Anatolia orientale, a una decina di chilometri dalle rive dell’Eufrate. Qui una missione archeologica dell'Università 'La Sapienza' di Roma ha portato alla luce una lunghissima sequenza di abitati sovrapposti. A partire almeno dal 5000 a.C. e fino al Medioevo, diversi gruppi umani hanno scelto di abitare, costruire, governare, seppellire i loro morti in questo luogo.
Il sito archeologico di Arslantepe, dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall'UNESCO nel 2021, è il risultato di questo sovrapporsi di insediamenti umani, uno sull'altro. Da sessant’anni gli scavi della Missione Archeologica Italiana continuano a sfogliare, livello dopo livello, questo libro di terra, che ci racconta storie complesse di cambiamenti, di villaggi e città, di case e palazzi, di templi e sepolture, di crolli rovinosi e momenti di prosperità. Imponente è la scoperta di un complesso palatino risalente alla fine del IV millennio a.C. Unico nel suo genere, il complesso si caratterizza per la presenza di almeno due aree templari, magazzini e dipinti, e per la scoperta di quelle che sono considerate le spade più antiche ritrovate al mondo.
ŞANLIURFA
Şanlıurfa, la "città dei profeti", nota anche come Urfa e con il suo antico nome Edessa, è un centro spirituale e meta di pellegrinaggio, luogo sacro per ebrei, cristiani e musulmani. Il luogo è legato alla memoria dei profeti Giobbe e Abramo. Ufficialmente, la città fu fondata nel IV secolo a.C. ma a seguito di alcuni ritrovamenti nelle zone circostanti si ritiene probabile che le origini siano molto più antiche, risalenti al 9000 a.C. Nel corso della storia, la città è stata conquistata ripetutamente e dominata da molte civiltà, tra cui Sumeri, Babilonesi, Assiri, Persiani, Romani, Bizantini e Arabi.
Il Balıklı göl, situato nel centro della città, è una piscina sacra ritenuta dai musulmani il luogo dove Abramo è stato gettato nel fuoco da Nimrod. Si narra che quando Abramo venne gettato nel fuoco, Dio intervenne e lo lanciò in aria facendolo atterrare proprio in questo punto. In quel momento le fiamme diventarono acqua e i tronchi bruciati si trasformarono in pesci. Ancora oggi il Balıklı göl è popolato di carpe che sono considerate sacre.
Negli ultimi anni, reperti archeologici portati alla luce a Şanlıurfa hanno fornito informazioni importanti sulla storia dell'umanità. La città ospita il Museo di Haleplibahçe, uno dei più grandi e preziosi musei della Turchia, composto da due sezioni principali, una dedicata ai mosaici e l'altra ai reperti archeologici. Uno degli oggetti più affascinanti esposti è una scultura di 9500 anni, la più antica scultura umana a grandezza naturale.
Nella sezione dei mosaici si può oggi ammirare l'antico mosaico di Orfeo, realizzato nel 194 d.C. Rinvenuto nel 1980, fu portato negli Stati Uniti con mezzi illegali. Dopo lunghe trattative diplomatiche, il prezioso mosaico è tornato a Şanlıurfa nel 2015.
GÖBEKLI TEPE
Göbekli Tepe, situato a circa 20 km a nord-est di Şanlıurfa, vicino al confine con la Siria, è un sito archeologico risalente alla fine del Neolitico o all'inizio del Mesolitico. Vi è stato rinvenuto uno tra i più antichi esempi di costruzione in pietra (si suppone un tempio) datato al X millennio a.C., quindi risalente come minimo a 11600 anni fa. La struttura del Göbekli Tepe è composta da decine di colonne monolitiche alte da quattro a cinque metri disposte lungo almeno 20 anelli concentrici. I pilastri del sito sono decorati con elaborati rilievi raffiguranti animali tra cui gazzelle, giaguari, asini selvatici e pecore selvatiche. Queste decorazioni hanno portato gli studiosi a considerare il sito come un vero e proprio luogo di culto, dove i devoti, probabilmente appartenenti a comunità diverse, si sarebbero riuniti per eseguire rituali. Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto Archeologico Germanico. Per la sua unicità, il sito archeologico di Göbekli Tepe è stato riconosciuto Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO nel 2018. Di recente (2021), gli scavi archeologici hanno portato alla luce un altro centro di culto non molto distante.
MARDIN
Mardin, situata sulla Via della Seta tra i fiumi Tigri e Eufrate, è uno dei più antichi insediamenti dell'Alta Mesopotamia. Nel corso della sua lunga storia è stata sotto il dominio di civiltà diverse, tra cui gli Assiri e gli Ittiti, fino alla conquista da parte dell'Impero Romano e poi dell'Impero Bizantino.
L'attenzione del visitatore è subito catturata dall'architettura originale delle case addossate al pendio della collina, tutte costruite in pietra calcarea color miele. Quando il sole della Mesopotamia si riflette sulle facciate delle case, la città si illumina di una meravigliosa luce calda e per questo Mardin è chiamata "la città del sole". Ospita moschee, chiese e monasteri ed altri edifici religiosi di grande valore storico e artistico.
Ulucami, situata nel centro di Mardin, è una delle più antiche moschee dell'Anatolia, costruita nel XII secolo. Il suo magnifico minareto impreziosisce lo skyline della città.
Il monastero siro-ortodosso di Deyrulzafaran, noto anche come "monastero dello zafferano" per via del colore giallo della pietra con cui è costruito, si erge sul sito di un tempio dedicato al dio del sole assiro Shamash, che fu poi convertito in castro dai Romani. Dopo che i Romani si ritirarono dalla fortezza, fu trasformato in monastero.
All'interno del monastero si possono ammirare antichi mosaici e sono conservate una Bibbia siriaca antica e una pietra sacra. Si narra che qui sia stata istituita la prima scuola di medicina. ll monastero ospita le tombe di 52 patriarchi assiri.
Mardin è famosa per la produzione di vino e la manifattura di gioielli artigianali realizzati in filigrana di argento, chiamati telkâri.
IL MONASTERO DEYRULZAFERAN
Il monastero Deyrulzafaran, noto anche come "monastero dello zafferano" per via del colore giallo della pietra con cui è costruito, si trova a poca distanza da Mardin. Costruito su un complesso utilizzato dagli Assiri come Tempio del Sole, dopo il XV secolo fu convertito in monastero. Oggi il Deyrulzafaran è uno dei centri religiosi importanti della Chiesa siriaca, visitato da numerosi fedeli sparsi in tutto il mondo. Il Monastero è la residenza del metropolita di Mardin.